I-
Tango che nascesti in Buenos Aires,
là, nel lontano '880,
forse come burla del compadrito
ai balli dei moreni.
Crescesti fra gauchos e immigrati
Ruffiani e prostitute.
Ti mostrasti per la strada,
tra uomini dapprima,
poi nel bordello con la sgualdrina,
per questa quei guappi
si giocarono fino alla vita
in qualche oscura balera. II-
Viaggiasti per l'Europa
dove ti raffinasti per tornare fatto signore
ti vestisti di lusso e di splendore
e al tuo ritorno passasti dal bordello al cabaret
abbandonasti il corte e la quebrada
per iniziare semplicemente a camminare
e così, reso decente, potesti giungere ad accostarti
anche a quella gente, l'altra gente,
la gente bene.
III-
Però nel '30 cadesti di colpo nell'oblìo,
passasti ad essere oggetto di studio, niente più,
infine per tua disgrazia
nel '35 Carlito ti lasciò.
E tuttavia una voce amara e poderosa,
la voce del popolo, Discepolin,
con passione cantò la nostra realtà
che continuò ad essere come fino ad oggi
e bene dico fino ad oggi, la sola verità.
IV-
Tornasti a fiorire nel '40
Con le grandi orchestre e i grandi cantori popolari
Che ora con poesia intellettuale
Ricordavano il passato.
Affollasti le piste da ballo con giovani e adulti
Fino a che un'altra volta, di colpo,
cominciasti a cadere da quel luogo di privilegio
in qualche triste e ormai cupo cabaret.
V-
Un giorno ti svegliasti da una lunga notte
Dove ti censurarono senza una ragione
E oggi con il nostro solito costume
Di credere che tutto ciò che viene da fuori sia migliore
Ti vediamo arrivare dagli Stati Uniti, dall'Europa,
dal Giappone
Pieno di gloria e ammirazione
E adesso sì, riconosciamo
che delle danze popolari sei la più originale
e, perché non dirlo, la migliore.
(Traduzione di Davide Tammaro)
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