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Adesso
sono in C.O.M.A.
Due belle tangueras, allieve di Marina Fuhr, fanno
altre cose fuori dalla milonga, sono attrici. Annabella
Di Costanzo (lombarda) ed Elena Lolli (napoletana) sono
le protagoniste di Alma Rosé e nel 1997 creano una compagnia
con lo stesso nome. Nel 2001 entra nel gruppo Manuel
Ferreira, argentino e tanguero di origine controllata,
attore di teatro e di cinema, in Italia dal 1991. L'Alma
Rosè ha progetti culturalmente raffinati, hanno direzioni
precise, spaccati di vita forte che emozionano il pubblico
per ciò che raccontano e tornano ad emozionarlo per
come sono raccontati.
Però la qualità artistica
che è nell'anima dei tre attori non è il fine ma il
mezzo per tessere assieme al pubblico una coscienza
che si potrebbe dire teatrale solo per il fatto che
sorge dentro un teatro. Ed anche questo non è vero perché
per quelli dell'Alma Rosé il teatro è un luogo qualsiasi,
no di certo il luogo della recitazione, pur essa non
esistente, distante sia dalla scuola del teatro verità
che da qualsiasi altra sua ramificazione. Il teatro
è solo uno spazio, quasi sempre volutamente arricchito
da poche cose essenziali, che non siano simboli o riferimenti.
E lo spazio è una chiesa, un buco nella roccia, una
strada, il corridoio di un carcere o di un ospedale.
Non
è davvero ostentazione, ciò che capita casualmente va
bene e forse anche meglio: poiché il palcoscenico possiede
l'autorevolezza del pulpito e ciò che l'Alma Rosè amerebbe
fare è, per usare un paradosso, l'inversione delle parti
col pubblico in alto e gli attori in basso, qua e là
tra le sedie.
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Dall'Alma
Rosè di Annabella Di Costanzo ed Elena Lolli, toccanti
sino a mozzare il respiro, è sgorgato il desiderio di
un percorso di denuncia. Potete togliere o non togliere
le divise militari da un campo di concentramento: tra
questo luogo del terrore e le strade di Buenos Aires
quando la crisi economica fa urlare la gente per la
fame, c'è qualche differenza? Ecco
Manuel Ferreira che torna da un viaggio in Argentina,
dove ha fatto una parte in un film, con addosso la rabbia
e le lacrime che gli strappano dagli occhi la scena
dei poveri che cercano qualcosa da mangiare nei cassonetti
della spazzatura. Intanto i ricchi fanno la fila nelle
banche. I loro denari sono oltre gli sportelli che rimangono
chiusi. I ricchi non ci sono più, in Argentina ci sono
solo i poveri. Nasce Gente come Uno, un monologo di
un'ora in cui Manuel Ferreira descrive ciò che succede
nel suo Paese. Ed ancora piange, grottescamente in mutande,
con tanta sincerità da spingere il pubblico dentro ai
labirinti del "caso Argentina", ugualmente disperato.
Il bene e il male sono la vita. Il libro di Douglas
Coupland, "Fidanzata in coma", dopo le incursioni di
Manuel Ferreira tra pagine di politica e di società,
ispirano quelli dell'Alma Rosè in una denuncia diversa.
Va in scena C.O.M.A..
Ciò che il libro racconta succede verso la fine degli
Anni Settanta, protagonista un gruppo di adolescenti.
Karen, senza un motivo apparente, entra in coma. Il
tempo passa, il gruppo perde ogni innocenza avvicinandosi
all'alcol ed alla droga. Avverte la propria inutilità
ma la contempla con inerzia e nessuna sofferenza. Ed
un giorno, dopo 17 anni, Karen apre gli occhi. Cosa
è accaduto, intanto, nel mondo? Sono arrivati l'airbag
e il DVD, il muro di Berlino si è frantumato in souvenirs,
le Torri Gemelle sono divenute un rogo spento dal pianto.
Karen sembra sia tornata, ma è per poco.
Lo annuncia, se ne andrà
e questa volta per sempre, forse assieme ad un mondo
che esiste senza vivere, senza aspirazioni o speranze
o voglia di futuro. Ma prima che il sipario scenda su
ogni cosa, il libro di Douglas Coupland, questa società
inerte, il lavoro stesso dell'Alma Rosè, riecco una
piccola luce: è una speranza per cambiare e per possedere
nuovi sogni, nuovi desideri di vita. L'intellettualismo
arriva ancora in teatro come piaceva a Sartre ed anche,
con un tono più sotto, alla criticatissima Françoise
Sagan. In quelle epoche il teatro rivelava con chiarezza
il distacco fra autori e attori ed il palcoscenico ne
pativa. Gli attori erano anche forse troppi e sicuramente
il leader non voleva accanto a sé possibili rivali.
All'Alma Rosè le cose
sono più artigianali magari, però più funzionali perché
gli attori sono anche gli autori di C.O.M.A.. Tra la
prova generale e l'ultimo collaudo pubblico, ad otto
mesi di distanza, alcune cose sono state cambiate, altre
un po' modificate sino a pervenire ad una soddisfazione
piena. Forse, strada facendo, ci saranno nuovi ritocchi,
tenendo conto che Manuel Ferreira è un improvvisatore,
che Annabella Di Costanzo può modulare i propri accenti
sino a ricavare ciò che musicalmente le sembra più vicino
al suo concetto di bellezza recitata, o meglio parlata.
Dello stesso stampo è Elena Lolli che in C.O.M.A offre
tutta la sua splendida sensibilità artistica. Il talento
di ognuno, compreso quello di Gianluigi Gherzi (regìa)
e di Mara Gullo (costumi) in questo lavoro si fonde
in una performance di gruppo superba.
Tante iperboli non basteranno
mai per descrivere la bravura grandissima di questi
attori. Attori o tangueros? Per il tango non c'è più
tanto tempo, ma il tango non è soltanto ballare. Ed
è anche nel cuore. Con l'inizio di dicembre C.O.M.A..
va in programmazione e Gente come Uno continua la sua
peregrinazione, questa volta tra le porte di Milano.
Cercate di non perdere nessuno spettacolo dell'Alma
Rosé. Ve lo porterete a casa e resterà per sempre con
voi.
(2004)
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